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Il farro secondo Ildegarda di Bingen

Pane e cereali di farro Ange P - Shutterstock
Pane e cereali di farro Ange P - Shutterstock

“L’espelta è il miglior grano: dona una mente giusta e un intelletto lieto.”
— Ildegarda di Bingen

C’è un cereale che attraversa i secoli come un sussurro di saggezza. È il Triticum spelta, conosciuto anche come espelta, uno dei grani più antichi dell’umanità. Oggi lo riscopriamo con meraviglia, attratti dall’alimentazione naturale, dai cereali integrali e dalle antiche tradizioni contadine.

Ma nel Medioevo, già una donna ne cantava le lodi con poesia e profondità. Ildegarda di Bingen, monaca benedettina, guaritrice e pensatrice del XII secolo, lo definiva “il miglior grano”, capace di nutrire il corpo, rasserenare la mente e rinvigorire lo spirito.

Chi era Ildegarda e perché amava l’espelta

Ildegarda di Bingen (1098–1179) fu una figura straordinaria: mistica, compositrice, naturalista, erborista e autrice di trattati medici e spirituali. Canonizzata e proclamata Dottore della Chiesa nel 2012, viene oggi considerata una pioniera della medicina integrata.

Nei suoi scritti Physica e Causae et Curae, descrisse oltre duecento piante, minerali e alimenti, tra cui l’espelta occupa un posto d’onore.

Secondo lei, l’espelta era un alimento perfetto: “calda, grassa e potente”, capace di rendere l’anima lieta e la mente limpida. Un vero superfood medievale.

The Inner Roads of Hildegard of Bingen’s Scivias

Cos’è il farro spelta

Il farro non è un cereale singolo, ma una famiglia che comprende monococco, dicocco e spelta. Quest’ultima, il Triticum spelta, è quella lodata da Ildegarda.

Coltivata già 8.000 anni fa in Medio Oriente, si diffuse in tutta Europa, diventando base dell’alimentazione di egizi, romani e contadini medievali. I suoi chicchi bruni, il sapore rustico e la buona resistenza l’hanno resa un simbolo di biodiversità.

La gluma naturale che lo avvolge lo protegge da inquinanti e insetti. Cresce in terreni poveri, senza bisogno di pesticidi, ed è rimasto geneticamente intatto. Un cereale antico, autentico, vicino alla terra.

Come si cucinava nel Medioevo

Il farro era alimento quotidiano, ma mai banale. Ildegarda consigliava di prepararlo con attenzione, perché anche la cucina, per lei, era parte della guarigione.

Il pane di farro, fatto con lievito madre e riposato a lungo, diventava digeribile e riequilibrava gli umori del corpo. La zuppa di farro, con brodo vegetale o d’ossa ed erbe spontanee, scaldava l’anima e lo stomaco. I chicchi tostati si trasformavano in un caffè ambrato e delicato, privo di caffeina, ideale per chi cercava energia serena.

La farina veniva anche usata per cataplasmi contro dolori e irritazioni, mentre la pula riempiva cuscini che favorivano il sonno e alleviavano il mal di testa.

Spelt salad with vegetables and cheese, vegetarian food
Insalata di farro con verdure e formaggio, cibo vegetariano

I benefici secondo Ildegarda

Nella visione ildegardiana, il farro è molto più che un alimento. È uno strumento di equilibrio interiore, un cibo che armonizza corpo e spirito.

Sul piano digestivo, facilita una digestione lenta e calma, riduce le infiammazioni gastriche e regolarizza l’intestino. Per la mente, aiuta a ritrovare la chiarezza, migliora l’umore e contrasta la malinconia. Rinforza il sistema immunitario, dona vitalità e migliora la resilienza.

Anche pelle e capelli ne traggono beneficio: lenisce eczemi, purifica dall’interno e dona luminosità.

Cosa dice la scienza oggi

Le intuizioni di Ildegarda trovano oggi conferma nella scienza. Il farro spelta contiene proteine di alta qualità (fino al 17%), carboidrati a basso indice glicemico, fibre abbondanti e grassi insaturi come acido oleico e linoleico. È ricco di vitamine del gruppo B ed E, oltre a minerali come ferro, zinco, magnesio e selenio.

Il suo glutine ha una struttura meno aggressiva rispetto a quella del grano moderno, risultando spesso più digeribile.

📌 Uno studio pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry (2021) ha evidenziato la presenza di antiossidanti fenolici in quantità superiori rispetto al frumento tenero.

Come inserirlo nella dieta

Il farro può diventare protagonista di una dieta moderna, sana e consapevole.

I chicchi interi sono ideali per zuppe, insalate, farrotti e contorni rustici. La farina, disponibile in diverse raffinatezze, è ottima per pane, pizza, dolci e pancake. I fiocchi di farro rendono la colazione più nutriente, e la pasta di farro offre un’alternativa gustosa alla pasta tradizionale.

Anche il caffè e il malto di farro sono valide opzioni per chi desidera una bevanda energizzante ma priva di caffeina.

Attenzione e controindicazioni

Il farro contiene glutine, quindi non è adatto ai celiaci. Alcune persone con sensibilità al glutine non celiaca lo tollerano meglio, ma è sempre consigliabile consultare un medico o nutrizionista.

Va consumato con equilibrio, all’interno di una dieta varia.

Curiosità dal Medioevo

Nel passato, il pane di farro veniva segnato con una croce prima di essere infornato: era il “pane benedetto”, distribuito ai malati nei conventi. Alcuni monaci utilizzavano il farro maltato per produrre una birra artigianale scura, ricca e nutriente, adatta anche ai periodi di digiuno.

Un porridge di farro con miele e latte di capra era il rimedio tradizionale per rinvigorire bambini deboli e anziani convalescenti.

Un ponte tra passato e futuro

Il farro è molto più di un alimento: è memoria, medicina e spiritualità. Unisce ciò che siamo stati con ciò che potremmo tornare a essere.

Ildegarda di Bingen ci ricorda che il benessere nasce dall’armonia, non dalla privazione. E in questo piccolo chicco risiede un’eco di felicità, saggezza e semplicità.

Scegliere il farro oggi significa compiere un atto di cura, per sé e per il mondo.

 

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