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La Passione di Cristo: Reliquie, memoria e geografia

Un cartello multilingue a Torino, in Italia, con una freccia che punta verso la Santa Sindone, attraendo turisti e pellegrini. Sodel Vladyslav - Shutterstock
Un cartello multilingue a Torino, in Italia, con una freccia che punta verso la Santa Sindone, attraendo turisti e pellegrini. Sodel Vladyslav - Shutterstock

Ogni anno, all’arrivo della Settimana Santa, milioni di persone in tutto il mondo rivolgono lo sguardo ai racconti evangelici che narrano le ultime ore della vita di Gesù. Dall’Ultima Cena nel Cenacolo di Gerusalemme alla sepoltura nella Tomba Santa, i testi biblici raccolgono una serie di scene cariche di drammaticità, spiritualità e simbolismo.

In questi racconti compaiono oggetti che sono diventati, nel corso del tempo, delle vere e proprie icone del cristianesimo: il calice con cui Gesù condivise il vino con i suoi discepoli; la corona di spine con cui fu deriso dai soldati romani; i chiodi che gli trafiggevano le mani e i piedi; la croce su cui fu crocifisso; la tunica senza cuciture che i soldati non osarono strappare; il velo che una donna – identificata dalla tradizione come Veronica – usò per asciugargli il viso.

Questi elementi non sono solo menzioni narrative: sono frammenti materiali di una storia sacra che, fin dai primi secoli, i credenti hanno cercato, conservato e venerato. In essi risiede non solo la memoria della Passione, ma anche un modo per avvicinarsi al mistero di un Dio che, secondo la fede cristiana, ha assunto la sofferenza umana.

 

The Holy Shroud in Turin
Ostensione della Sindone a Torino

L’importanza delle reliquie nella tarda antichità e nel Medioevo

Sin dai primi secoli del cristianesimo, gli oggetti associati a persone sante acquisirono un valore speciale. Le tombe dei martiri, i loro abiti, le loro ossa o persino la polvere che le ricopriva erano considerati mezzi di grazia. Non erano semplici ricordi, ma forme concrete di presenza spirituale.

Lo stesso principio si applicava, con una forza ancora maggiore, alle reliquie legate alla vita di Cristo. Sebbene la risurrezione e l’ascensione implicassero la sua assenza fisica, le tracce del suo passaggio nel mondo – specialmente quelle legate alla sua Passione – divennero potenti simboli della sua dedizione e del suo amore redentore.

Durante il Medioevo, il culto delle reliquie divenne un elemento essenziale della spiritualità cristiana. Le peregrinazioni, oltre ad essere un atto devozionale, erano anche una forma di penitenza, di ricerca di indulgenze e di contatto diretto con il sacro. Visitare un luogo dove era custodito un chiodo della croce o una goccia di sangue di Cristo era inteso come un’esperienza trasformativa.

Il valore spirituale di queste reliquie era accompagnato da un notevole potere politico ed economico. Re, imperatori e papi gareggiavano per custodire questi oggetti sacri, che conferivano prestigio, legittimità e attiravano i pellegrini. Molti dei grandi templi medievali, da Notre-Dame a Parigi a San Marco a Venezia, sono nati o si sono ingranditi intorno a una reliquia della Passione.

 

Searching for a Grail that was never lost

Perché le reliquie della Passione si trovano in Europa?

Una domanda frequente quando si viaggia in Europa è come mai così tanti oggetti legati alla Passione di Cristo siano arrivati così lontano da Gerusalemme. La risposta sta in una complessa combinazione di storia, fede e potere.

Il primo grande impulso al trasferimento di reliquie dalla Terra Santa avvenne nel IV secolo, quando l’imperatore Costantino abbracciò il cristianesimo e sua madre, Sant’Elena, andò in pellegrinaggio a Gerusalemme. Secondo la tradizione, fu lei a scoprire la vera croce e altre reliquie fondamentali, portandole con sé al ritorno nell’Impero Romano.

Secoli dopo, le Crociate segnarono un altro momento decisivo. A partire dall’XI secolo, gli eserciti cristiani che partirono per l’Oriente non cercavano solo di recuperare luoghi santi, ma anche di riportare indietro i loro tesori spirituali. Fu allora che molte reliquie della Passione iniziarono a circolare in Occidente, a volte come bottino di guerra, altre come doni diplomatici o acquisizioni devozionali.

Durante i secoli XIII-XV, con l’aumento dei pellegrinaggi e l’istituzionalizzazione dei grandi santuari, si verificò una più ampia distribuzione di reliquie minori: frammenti della croce, spine della corona, fili della tunica. Questi oggetti arrivarono in quasi ogni angolo d’Europa, moltiplicando i punti di contatto tra i fedeli e i ricordi materiali della Passione.

I principali centri di custodia furono Roma, Parigi e Costantinopoli (fino alla sua caduta nel 1453). In seguito, altre città come Venezia, Genova, Barcellona o Colonia divennero custodi di queste reliquie, che ancora oggi sono oggetto di venerazione.

Notre Dame de Paris. The chapel of Our Lady of the Seven Sorrows, reliquary shrine in cedar and gold for the Crown of Thorns
Notre Dame de Paris. La Cappella della Madonna dei Sette Dolori, un reliquiario in cedro e oro contenente la Corona di Spine.

Le reliquie più conosciute e le loro attuali ubicazioni

Nel corso dei secoli, alcune reliquie della Passione hanno acquisito un riconoscimento speciale, non solo per la tradizione che le circonda, ma anche per gli sforzi di conservazione, studio e analisi che hanno permesso di sostenerne l’autenticità con un grado di certezza maggiore o minore.

Uno dei più importanti è il Santo Calice, venerato nella Cattedrale di Valencia (Spagna). Sebbene la sua origine esatta sia ancora oggetto di dibattito, diversi studi storici e archeologici lo collocano come uno dei candidati più plausibili al calice usato da Gesù nell’Ultima Cena.

La corona di spine, invece, è stata custodita per secoli a Parigi. Attualmente è conservata nel tesoro della cattedrale di Notre-Dame, salvata dall’incendio del 2019. Sebbene la corona completa non sia sopravvissuta, numerosi frammenti di spine sono stati distribuiti in diverse chiese europee.

I chiodi della croce sono oggetto di una venerazione diffusa. Sebbene l’esistenza di diversi esemplari sollevi dubbi sul loro numero e sulla loro autenticità, alcuni sono conservati in luoghi emblematici come la Basilica di Santa Croce a Gerusalemme (Roma) o il Palazzo Reale di Madrid.

Uno degli oggetti più studiati è la Sacra Sindone di Torino, un telo di lino che presenta l’immagine di un uomo crocifisso con ferite che coincidono con quelle della Passione. Sebbene sia stato sottoposto a molteplici prove scientifiche – con risultati disparati e spesso controversi – rimane una delle reliquie più venerate e dibattute del cristianesimo.

Anche in Francia, nella località di Argenteuil, è conservata la Tunica senza cuciture. Questo indumento, che la tradizione attribuisce a Gesù, è stato analizzato in diverse occasioni, rivelando tessuti e sangue del gruppo AB, coincidente con quello del Sudario di Torino. Anche se le datazioni al carbonio 14 la collocano in secoli successivi, la sua venerazione continua a essere viva.

Infine, i frammenti della Santa Croce – il cosiddetto “Lignum Crucis” – sono tra le reliquie più diffuse in tutto il mondo. Molti di essi si trovano a Roma, in particolare nella Basilica di Santa Croce a Gerusalemme, ma anche nelle cattedrali e nei monasteri di tutta Europa, come quello di Santo Toribio de Liébana in Spagna.

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Reliquie non verificate, ma di grande tradizione devozionale

Accanto alle reliquie più riconosciute e studiate, esiste una serie di oggetti la cui autenticità storica non è stata confermata, ma la cui venerazione è antica e rilevante. La loro importanza non risiede tanto nella certezza materiale, quanto nella forza simbolica e spirituale che conservano per i credenti.

Nella chiesa di Santa Prassede a Roma si venera quella che sarebbe la colonna della flagellazione, dove, secondo la tradizione, Gesù fu legato e frustato dai soldati romani. La colonna è stata un punto di riferimento per la devozione e la contemplazione della sofferenza di Cristo.

Un’altra curiosa reliquia sono le cosiddette monete di Giuda, conservate a Genova e a Roma. Si dice che facciano parte delle trenta monete d’argento che ricevette per aver consegnato Gesù. Anche se non ci sono prove materiali che lo confermino, queste monete sono diventate il simbolo del peccato del tradimento e del pentimento.

Nella Sainte-Chapelle di Parigi e nel monastero di El Escorial, in Spagna, è conservato il tampone di spugna che, secondo i Vangeli, fu intinto nell’aceto e offerto a Gesù sulla croce. Questa scena è stata rappresentata in innumerevoli opere d’arte e la sua reliquia fa parte dell’immaginario liturgico del Venerdì Santo.

Nella chiesa di San Francesco a Ripa, sempre a Roma, si venera un velo che sarebbe stato usato per bendare gli occhi di Gesù durante il suo scherno nel pretorio. Anche se non verificato, questo pezzo è un simbolo dell’umiliazione che ha subito.

Infine, la tela del Volto Santo, associata alla Veronica, ha avuto molte rappresentazioni. Tre immagini in particolare sono considerate più vicine alla tradizione originale: quelle conservate a Roma (San Pietro), Jaén (Spagna) e Venezia (San Marco). Sebbene non ci siano prove conclusive della sua autenticità, il gesto della Veronica rimane un archetipo di compassione.

Queste reliquie, al di là della loro verifica scientifica, sono state ricettacolo di preghiere, lacrime e pellegrinaggi. Sono testimonianze di un fede viva che trova nel tangibile una forma di dialogo con il mistero.

Tra fede, storia e devozione

Le reliquie della Passione, grandi o piccole, verificate o semplicemente tradizionali, fungono da ponte tra il passato sacro e il presente credente. Esprimono il desiderio umano di toccare l’intangibile, di conservare vivo il ricordo di ciò che è considerato essenziale.

Al di là del dibattito sulla loro autenticità, queste tracce materiali continuano a parlare. Lo fanno attraverso il silenzio dei santuari, il gesto dei pellegrini, l’arte che le rappresenta e la liturgia che le evoca.

Contemplare la Passione di Cristo non significa solo tornare a un evento del passato. Significa anche guardarsi dentro, riconoscere la fragilità, il dolore e la speranza come parti inseparabili del cammino umano. Le reliquie, nella loro semplice o splendida materialità, ci ricordano che il divino ha toccato l’umano e che questo contatto continua a lasciare tracce.

How relics shape global pilgrimage routes

 

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