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L’immagine della Divina Misericordia e il suo itinerario nel secolo XX

Vitrale della Divina Misericordia a Song Vinh, Vietnam Godongphoto - Shutterstock
Vitrale della Divina Misericordia a Song Vinh, Vietnam Godongphoto - Shutterstock

In molte chiese, ospedali, case e persino sui profili dei social network, un’immagine si ripete con serena insistenza: un uomo vestito di bianco alza una mano in segno di benedizione, mentre dal suo cuore spuntano due raggi di luce, uno rosso e uno pallido. Sotto, una semplice frase: “Gesù, in te confido”.

Questa immagine, nota come la Divina Misericordia, nasce in un luogo remoto dell’Europa del XX secolo e si diffonde come simbolo di conforto per un’umanità ferita. Sebbene abbia le sue radici nella tradizione cristiana, il suo linguaggio tocca una fibra profondamente umana: il bisogno di speranza, perdono e significato. È un invito a guardare il mondo e l’altro con uno sguardo nuovo.

Una visione per tempi bui

La storia inizia nel 1931, nel convento di Płock, una città sulle rive della Vistola nella Polonia tra le due guerre. Faustina Kowalska, una giovane suora della Congregazione delle Suore di Nostra Signora della Misericordia, afferma di aver avuto una visione di Cristo.

Gesù le apparve vestito di bianco, con una mano alzata in segno di benedizione e l’altra sul petto, da cui uscivano due raggi: uno rosso (il sangue) e uno pallido (l’acqua). Secondo lei scrisse nel suo diario spirituale – un documento di oltre seicento pagine che racconta le sue esperienze mistiche –, questi raggi rappresentavano la misericordia di Dio riversata sull’umanità.

E aggiunse un monito che, visto con la prospettiva del secolo, suona profetico:

«L’umanità non troverà la pace finché non si rivolgerà con fiducia alla mia misericordia» (Diario, 300).

Era una voce che emergeva dal silenzio di una cella conventuale, ma che sembrava parlare al caos di un’Europa sull’orlo del collasso.

Pintura original divina misericordia
Prima immagine di Gesù della Misericordia che Faustina Kowalska encargó pintar (1934).

Portare la visione all’arte

Faustina, senza conoscenze artistiche né mezzi, comunicò al suo confessore, padre Michał Sopoćko, il desiderio che Cristo, secondo lei, le aveva trasmesso: che l’immagine fosse dipinta così come l’aveva vista. Nel 1934, nella città di Vilna, il sacerdote affidò il compito al pittore Eugeniusz Kazimirowski.

Faustina visitava spesso lo studio, cercando di far sì che l’immagine riflettesse il più fedelmente possibile ciò che aveva contemplato. Tuttavia, una volta terminata, scrisse: “Gesù, chi ti dipingerà così bello come sei?” (Diario, 313). Ciononostante, accettò l’opera e l’immagine fu esposta al pubblico per la prima volta nel 1935, in coincidenza con la Pasqua.

Una seconda immagine, un nuovo linguaggio visivo

Ma fu un secondo dipinto, realizzato quasi dieci anni dopo, a diventare il volto più noto della Divina Misericordia. Nel 1943, il pittore polacco Adolf Hyła, profondamente segnato dagli orrori della guerra e dalla perdita della sua famiglia, volle offrire un’opera votiva come espressione di fede e gratitudine per essere stato salvato. Guidato dalle descrizioni del Diario e da una riproduzione dell’immagine originale, creò una nuova versione che rappresentava Gesù con un’espressione più dolce e compassionevole, in un gesto di accoglienza e tenerezza.

Il dipinto fu benedetto nel 1944 e collocato nella cappella del convento di Cracovia-Łagiewniki, dove è ancora esposto. Il suo stile più vicino ed empatico contribuì alla diffusione di questa devozione, rendendo l’immagine – e la frase “Gesù, confido in te” – una presenza abituale nelle chiese e nelle case di tutto il mondo.

Divina misericordia definitiva
Cuadro de la Divina Misericordia de Adolf Hyła que se hizo más conocido y se difundió por todo el mundo.

Difussione mondiale

Karol Wojtyła, il futuro Giovanni Paolo II, crebbe a Wadowice, non lontano dai luoghi in cui visse Faustina. La sua adolescenza trascorse negli stessi anni in cui lei scrisse il suo Diario. Quando era arcivescovo di Cracovia, promosse la causa di beatificazione e la diffusione del messaggio della Divina Misericordia. Già da Papa, trasformò questa devozione in uno dei cardini del suo pontificato.

Nel 1980 pubblicò l’enciclica Dives in Misericordia, in cui propose che la misericordia non fosse un semplice atteggiamento pio, ma il nucleo più profondo del messaggio cristiano.

“La misericordia costituisce il contenuto fondamentale del messaggio messianico di Cristo e la forza costitutiva della sua missione”, scrisse.

Beatificò Faustina nel 1993 e la canonizzò nel 2000, proclamando lo stesso giorno la Domenica della Divina Misericordia come festa liturgica ufficiale. Fu un atto che suggellò l’universalità del messaggio che era iniziato con una suora poco conosciuta in un convento polacco.

Papa Francesco riprese con forza questo asse spirituale. Nel 2015 ha indetto un Giubileo Straordinario della Misericordia, esteso a tutte le diocesi del mondo. Durante quell’anno, ha invitato a guardare il mondo e gli altri non con un atteggiamento di giudizio, ma di compassione.

«La Chiesa ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore palpitante del Vangelo», ha affermato in Misericordiae Vultus. È stata una dichiarazione che ha avuto risonanza anche al di fuori dell’ambito religioso. In un mondo segnato dall’esclusione, dalla paura e dalla frammentazione, parlare di misericordia era anche un modo per resistere e costruire speranza.

Una espiritualidad para el siglo XX

Hoy, la imagen de los dos rayos y la oración de confianza se encuentran en santuarios, hospitales, cementerios, cárceles y redes sociales. La Coronilla de la Divina Misericordia, una oración sencilla y repetitiva, se reza cada día en el ámbito católico a las 3 p.m., la llamada “hora de la misericordia”.

El santuario de Cracovia se ha convertido en un lugar de peregrinación internacional. Pero lo más notable es cómo este mensaje ha trascendido las fronteras confesionales. En tiempos de duelo, enfermedad o incertidumbre, personas de todas las creencias encuentran consuelo en esa figura que ofrece paz desde un corazón abierto.

A lo largo del siglo XX —con su dolor, sus exilios y su hambre de sentido— la misericordia ha emergido como una de las grandes intuiciones espirituales de nuestro tiempo. Lejos de ser una debilidad, ha revelado su potencia sanadora. No es una teología del castigo, sino una pedagogía del perdón.

El mensaje de la Divina Misericordia no propone respuestas fáciles, pero sí una brújula espiritual: confiar cuando no entendemos, abrir el corazón cuando todo empuja al encierro, mirar al otro —y a uno mismo— no como enemigo, sino como herido. Es una espiritualidad para tiempos difíciles, hecha de ternura, paciencia y reconstrucción.

 

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