Nel calcare sotto Paola, un sobborgo densamente costruito appena a sud di La Valletta, si trova uno dei più antichi siti rituali del Mediterraneo. L’Ipogeo di Ħal Saflieni, un complesso sotterraneo scavato oltre 5.000 anni fa, è una testimonianza duratura del primo paesaggio cerimoniale di Malta, un intricato mondo di credenze, pietra e silenzio. Molto prima che le chiese cristiane definissero lo skyline dell’isola, strutture come l’Ipogeo plasmarono l’architettura spirituale dell’arcipelago, radicata nel profondo sottosuolo.
Paragonabile per età e complessità rituale a Stonehenge o Göbekli Tepe, l’Ipogeo fa parte di una più ampia tradizione di costruzioni megalitiche preistoriche a Malta. Questi spazi non sono stati creati come fortificazioni o abitazioni, ma come monumenti per rituali, sepolture e immaginazione collettiva. La loro collocazione, orientamento e design indicano una cultura cerimoniale altamente sviluppata, che ha gettato le basi per forme successive di espressione sacra.
Un mondo a camere sotto la superficie
Scoperto nel 1902 durante dei lavori di costruzione, l’Ipogeo (Ipoġew ta’ Ħal-Saflieni) è l’unico santuario sotterraneo preistorico di questo tipo conosciuto in Europa. Scolpito direttamente nel morbido calcare globigerino di Malta, si estende su tre livelli e scende a più di dieci metri sotto terra. Gli archeologi ne datano l’uso tra il 4000 e il 2500 a.C.

Le sue camere seguono un disegno circolare e organico, con pareti dolcemente curve, cavità acustiche e segni simbolici. Motivi a spirale e tracce di ocra rossa compaiono ovunque. Il sito un tempo conteneva i resti di oltre 7.000 individui, insieme a figurine scolpite, ossa di animali, conchiglie e perline. Uno dei reperti più noti, la cosiddetta “Signora addormentata”, suggerisce gesti rituali di riposo o rigenerazione. I defunti non venivano semplicemente sepolti, ma collocati in uno spazio progettato per la ricorrenza, la trasformazione e la presenza continua.
A differenza dei templi monumentali di Mnajdra o Tarxien, che segnano i cicli solari e si trovano all’aperto, l’Ipogeo crea un’esperienza interiore, modellata dall’oscurità, dalla risonanza e dalla discesa fisica. La disposizione imita l’architettura fuori terra, suggerendo che queste camere non erano strutture isolate, ma inserite in un sistema cerimoniale più ampio.
La Malta megalitica e la struttura del credo
L’ipogeo appartiene allo stesso orizzonte culturale che ha prodotto la straordinaria rete di templi megalitici di Malta, strutture tra le più antiche costruzioni in pietra indipendenti al mondo. Siti come Ġgantija a Gozo e Ħaġar Qim a Malta sono stati costruiti con precisione e in scala, indicando uno sforzo coordinato e un quadro simbolico condiviso.
Questi siti fungevano da punti fissi in un paesaggio modellato da cicli di vita e morte, allineati ai movimenti stagionali e intrisi di significato. La presenza di altari, incisioni e passaggi sia negli spazi sopra che sotto il livello del suolo suggerisce che l’attività cerimoniale fosse centrale nella vita della comunità. Le tradizioni spirituali dell’isola, lungi dall’essere marginali, erano fondamentali per la sua organizzazione sociale e spaziale.
Ħal Saflieni non è una curiosità isolata. Fa parte di un continuum che posiziona Malta come un nodo chiave nel Mediterraneo preistorico, un crocevia di scambi, movimenti e sistemi di credenze che precedono la scrittura e la metallurgia.
Dalla pietra alla cappella

Nei primi secoli dell’era volgare, il cristianesimo iniziò a prendere piede a Malta, stabilendo nuove usanze, spazi e narrazioni religiose. Ma questo cambiamento non cancellò le precedenti concezioni del luogo. Al contrario, nuove pratiche emersero all’interno di un paesaggio già sacralizzato.
Le prime comunità cristiane a Malta spesso praticavano il culto nelle catacombe sotterranee. Questi spazi scavati nella roccia, in particolare quelli di Rabat, riecheggiano il linguaggio spaziale di Ħal Saflieni: camere, nicchie, zone acustiche. Successivamente, chiese e cappelle apparvero vicino o addirittura sopra siti preistorici. Tale stratificazione dell’architettura sacra rivela una continuità nel modo in cui lo spazio veniva consacrato, anche se il suo significato cambiava.
La trasformazione di Malta in una società cristiana non ha richiesto una tabula rasa. Ha invece assorbito e riorganizzato i precedenti sistemi di orientamento, gestualità e creazione di luoghi. Quella che un tempo era una tomba a camere è diventata una cripta; quella che era una spirale scolpita è diventata un simbolo sacro di rinascita.
Un’eredità rituale
L’accesso a Ħal Saflieni è oggi strettamente limitato per preservare la delicata struttura del sito e i pigmenti superstiti. L’ingresso è consentito a un numero limitato di visitatori ogni giorno, in condizioni strettamente controllate. L’atmosfera è rimasta quella di millenni fa: silenziosa, raccolta e risonante.
Sebbene l’Ipogeo non funzioni più come luogo rituale, la sua presenza continua a plasmare il modo in cui Malta concepisce il proprio patrimonio. È la prova che il coinvolgimento dell’isola nella pratica sacra è iniziato molto prima dell’arrivo della religione istituzionale. La scelta di costruire sottoterra, di incidere motivi sulla pietra, di accompagnare i morti con cura e cerimonie non erano gesti casuali. Costituivano un mondo di significati in cui le persone vivevano e morivano con un senso di continuità oltre il visibile.
A Malta, lo spazio sacro è sempre stato legato alla pietra, sia che fosse posata in una camera preistorica o impilata in una cupola di cattedrale. Ħal Saflieni resiste come una struttura dal tempo profondo, custodendo la memoria di una tradizione spirituale che ha dato forma all’arcipelago molto prima che sorgessero le sue chiese.
Malta underground: From Neolithic shrines to Saint Paul’s grotto